Arriva l’obbligo del green pass per chi lavora. Draghi accelera

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Green pass obbligatorio per entrare in tutti i luoghi di lavoro. Ecco la scelta del governo, sul fronte della lotta al Covid. Bisogna fare in fretta, per raggiungere entro un mese almeno la soglia ‘di sicurezza’ dell’80% di vaccinati. Perciò Mario Draghi decide di puntare sul certificato verde: “Funziona, è monitorato, è una soluzione accomodante”, dice ai sindacati, spiegando perchè si è preferito imporre il Pass e – per ora – non l’obbligo di vaccinazione.

E’ un “percorso che unifica”, sottolinea il premier. Dalla metà di ottobre bisognerà essere vaccinati, aver fatto un tampone o essere guariti dal Covid, per entrare in uffici pubblici e privati, ma l’obbligo dovrebbe essere esteso anche a studi professionali, negozi, ristoranti. Per chi si presenta al lavoro senza, ci saranno sanzioni: una multa, che dovrebbe andare dai 400 ai 1000 euro, e disciplinari, che saranno modulate sulle diverse categorie. Sarà espressamente previsto il divieto di licenziare, recependo una preoccupazione sindacale.

Mentre resta il nodo dei tamponi: la richiesta di Cgil, Cisl e Uil e di alcuni ministri, e’ renderli gratuiti per tutti, ma la linea del governo ad ora resta contraria, perchè il rischio è disincentivare i vaccini. Proseguirà ancora nelle prossime ore il lavoro tecnico sul decreto per il “super” GREEN pass: tra le ipotesi c’è quella di differenziare l’entrata in vigore delle misure, scaglionandole tra l’1 e 15 ottobre. Draghi convoca per primi i sindacati a Palazzo Chigi, per illustrare loro la linea del governo. Nella mattina di giovedi’ fissa poi una cabina di regia per le scelte politiche finali, che il governo subito dopo comunicherà alle Regioni. Alle 16, infine, il testo dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri per il via libera. Restano agli atti i dubbi di Matteo Salvini, che si dice contrario a imporre il Pass “a tutti gli italiani”.

I mal di pancia leghisti si riverberano nei voti parlamentari sui precedenti decreti GREEN pass. Ma difficilmente la Lega, che continua a chiedere la gratuità dei tamponi, si smarcherà. Giancarlo Giorgetti, che con Renato Brunetta, Roberto Speranza e Andrea Orlando affianca Draghi al tavolo con i sindacati, ha già espresso pubblicamente il suo favore alla misura, che piace anche ai governatori del Nord. Ad oggi, secondo dati del governo, 13,9 milioni di lavoratori ha già il GREEN pass, 4,1 milioni ancora non lo ha: l’obbligo riguarderebbe in totale, quindi, circa 18 milioni di persone.

Secondo i dati del commissario Figliuolo, inoltre, saremmo vicini alla “immunità sociale”: accelerare ora sul Pass nei luoghi di lavoro, serve ad avvicinarsi in 3 o 4 settimane a un “punto di sicurezza”, entro la metà di ottobre arrivare alla vaccinazione completa di 44 milioni di persone, l’81,7% della platea. A Palazzo Chigi i segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Angelo Colombini della Cisl reiterano la richiesta di obbligo vaccinale, ma è una via che il governo per ora sceglie di non percorrere. Lamentano anche, i sindacalisti, di aver dovuto fare il tampone per entrare nel palazzo, nonostante avessero il GREEN pass: “E’ una contraddizione”, affermano. E chiedono che almeno in una fase transitoria i tamponi siano gratuiti per tutti, in modo da consentire a chi non ha il vaccino di entrare al lavoro a costo zero. Ma sul punto il premier e la gran parte di ministri nutrirebbero dubbi, per l’effetto disincentivante: si applicano e continueranno ad applicarsi prezzi calmierati.

Deciderà però la cabina di regia: fino all’ultimo, un periodo transitorio di gratuità non si può escludere. “Se viene imposto il Pass allora i tamponi siano rapidi e gratis”, chiede dall’opposizione Giorgia Meloni. Altro aspetto delicato è quello delle sanzioni, difficili da applicare soprattutto nel privato, ma da modulare anche nel pubblico a seconda del tipo di amministrazione, con diversi procedimenti disciplinari: ci sarebbe la sospensione dal lavoro e dallo stipendio dopo violazioni reiterate per alcune categorie, come già per gli insegnanti.

Di sicuro, l’obbligo si applicherà ai tribunali e anche per gli organi costituzionali ci sarà una spinta ad adeguarsi: “Il GREEN pass deve servire anche per entrare in Parlamento”, chiedono i sindacati. “Ho parlato questa mattina ministro Giorgetti: al momento non esiste un progetto definito”, si mostra intanto prudente Salvini, che dice no all’estensione “a 60 milioni di italiani” (scelta ad ora non in discussione). Ma la Lega non sembra scegliere una linea di rottura. Al Senato vota la fiducia al primo decreto GREEN pass. Alla Camera vota contro, invece, un parere sul secondo dl GREEN pass, che riguarda scuole e trasporti, in commissione Cultura.

Ma non sembra un avviso di strappo: proverà a far passare emendamenti, fortemente voluti soprattutto dai deputati che contro il Pass sono anche scesi in piazza. Più test salivari e tamponi gratis per tutti, sono alcune delle richieste leghiste. Mentre Fi difende con forza la scelta del governo: “Solo immunizzando la stragrande maggioranza della popolazione possiamo contenere i contagi”, dice Mariastella Gelmini. (ANSA).

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