giovedì, 16 Maggio 2024

Chi pensava che l’arrivo di Draghi avrebbe cambiato la linea nella lotta alla pandemia è stato smentito. Il fatto di ieri è che il primo Dpcm del nuovo esecutivo è nel segno della continuità, in particolare quella rigorista. Fino al 27 marzo rimane il divieto di spostamento tra regioni, se non per motivi di salute e lavoro; in più, limite a due persone verso casa di parenti e amici nelle zone rosse.

Il nodo è tutto nelle varianti del virus che minacciano una possibile terza ondata. Ora il prossimo obiettivo è nei numeri di fine settimana che tracceranno la linea da tenere per il Dpcm da varare in forza di quella in scadenza il 5 marzo e che contiene il coprifuoco alle 22 e la chiusura di molte attività su cui la polemica non si è mai sopita: ovvero cinema, teatri, piscine e palestre, ma anche bar e ristoranti la sera.

Come era prevedibile nel primo Consiglio dei Ministri chiamato a fronteggiare l’epidemia le due facce del Governo si trovano su posizioni diverse. Ma la relazione di apertura del ministro Speranza, con i dati dell’Istituto superiore di Sanità, manda all’aria ogni discussione. La variante inglese viaggia ad una velocità del 39% in più. Non è il momento di allentare le misure.

Così come non viene presa in considerazione la proposta delle Regioni, e portata al tavolo di discussione dal Ministro Gelmini, di una rivalutazione dell’Rt, l’indice di contagio che si vorrebbe meno indicativo nelle ‘scelte’ dei colori delle zone e da sostituirsi con i dati dei nuovi recoveri.

«L’Rt misurando la contagiosità è il primo indicatore a muoversi e a dare l’allarme, prima che inizino poi a salire contagi, ricoverati e morti» hanno spiegato gli esperti agli uomini del premier.

Semmai, l’idea è  anche più restrittiva: abbassare gli indici di Rt e quindi entrare in zona arancione a 0,9 (e non 1) e in rossa anche al di sotto dell’1,25 di adesso.

Tutti d’accordo, invece, sui ristori. E sul fatto che da questo momento la vera partita si gioca sul campo dei vaccini.

 

 

 

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